BRUXELLES – Il politicamente corretto, che impera nelle istituzioni europee e nei Paesi governati dalle sinistre o influenzati pesantemente da queste (come l’Italia), sta condannando e mettendo all’indice Orban, il leader sovranista ungherese, che si oppone a un sollecito ingresso dell’Ucraina nella Ue. Assentandosi volutamente durante la votazione sulla procedura di adesione dell’Ucraina all’Unione europea, e poi mettendo il veto sugli aiuti ulteriori per 54 miliardi di euro, il Premier ungherese ha però ottenuto un duplice risultato, come osserva Guido Salerno Auletta, editorialista del quotidiano finanziario online Teleborsa.it:
- da una parte ha evitato di fare ancora una volta la figura del “Signornò!”, essendo rimasto isolato nel contrastare l’allargamento a Kiev, un processo di lunga lena che oggi ha un valore simbolico, sul piano politico e strategico, ma che comporterà uno sconvolgimento della politica agricola comune e della ripartizione dei finanziamenti netti,
- e dall’altra ha creato difficoltà immediate ed insormontabili all’Ucraina che cerca disperatamente risorse finanziarie ed armi per continuare la guerra in corso contro l’invasione della Russia.
L’Ungheria, del resto, in quest’occasione cura soltanto i suoi interessi. Ai suoi confini con l’Ucraina, migliaia di tonnellate di grano vengono bloccate in attesa di entrare in Europa: ci sono questioni di concorrenza, di prezzi, di condizioni produttive su cui le istituzioni Ue e i governi schierati a fianco di Zelensky sorvolano senza considerare minimamente l’impatto che hanno sui proventi degli agricoltori degli altri Paesi. La PAC, la” Politica Agricola Comune”, è un pilastro fondamentale della Unione europea: non assicura solo una redistribuzione di risorse a favore delle campagne, ma controbilancia il conto tra contributori e percettori netti di risorse. E quindi la Ue di von der Leyen in questo caso, per amore di Zelensky, sconfessa clamorosamente i suoi stessi porincioi. E tutti tacciono, salvo Orban.
Inoltre l’ingresso nell’Unione europea da parte dell’Ucraina, che ha redditi bassissimi, una elevata produzione agricola nel settore dei cereali, e che è devastata dalla guerra in corso, avrà un enorme impatto sulla distribuzione dei Fondi europei: non solo si ridurrebbero notevolmente i proventi complessivi di molti Paesi slavi, come Ungheria, Polonia, Romania e Bulgaria, ma si tenderebbe all’azzeramento dei contributi di cui beneficiano ancora gli agricoltori e gli allevatori dei Paesi considerati ricchi, e che sono dunque contributori netti, come Germania, Francia ed Italia. - In questo modo l’Europa tace sulle conseguenze sistemiche che deriveranno dall’ingresso della Ucraina, sacrificando una buona parte degli altri Paesi, compresa l’Italia.