BRUXELLES – A quasi due anni dall’avvio della programmazione 2021-2027 dei fondi strutturali Ue, stenta a decollare in Italia l’avvio dei progetti di spesa previsti dai vari programmi operativi che hanno ricevuto il via libera della Commissione europea. E’ quanto segnalano fonti di Bruxelles, ricordando che la partita dei fondi strutturali vale, tra risorse europee e cofinanziamenti nazionali, all’incirca 75 miliardi di euro contro i 69 miliardi di sussidi assegnati al Pnrr italiano.
“In ogni periodo di programmazione – precisa ancora il portavoce – la politica di coesione è caratterizzata da un anno di transizione a causa della natura ciclica della realizzazione di progetti a lungo termine. Questo anno di transizione corrisponde al momento in cui i vecchi programmi raggiungono la loro chiusura mentre i nuovi non hanno ancora raggiunto la velocità di crociera. La situazione riguardante il periodo di programmazione 2021-2027 è comune a molti Paesi, non interessa solo l’Italia e non può essere legata alla gestione specifica di un Paese. E risulta – conclude il portavoce – in generale basso livello di applicazione” del programma “per quell’anno”.
Ma per l’Italia non è certo una novità, visto che anche nel periodo precedente è andata persa la metà dei fondi disponibili per colpa delle difficoltà registrate da parte di regioni e comuni. Dei 64,8 miliardi di euro di fondi europei di coesione messi a disposizione dell’Italia nel periodo 2014-2020, di cui 17 in cofinanziamento, la spesa certificata da Bruxelles al 31 dicembre scorso è stata di 35 miliardi, pari al 54% del totale. Pertanto, entro la scadenza del settennato, il 31 dicembre di quest’anno, dobbiamo spendere i restanti 29,8 miliardi (pari al 46% della quota totale), di cui 10 di cofinanziamento nazionale. Altrimenti la quota di fondi Ue non utilizzati andrà persa.
Lo ha sottolineato l’Ufficio studi della Cgia di Mestre (Venezia). Le amministrazioni regionali più in difficoltà sono quelle del Mezzogiorno: la Puglia deve spendere altri 335 milioni, la Calabria 616, la Campania 1,27 miliardi e la Sicilia 1,45 miliardi.