Rinnovare le Istituzioni

Michel: primi allargamenti Ue solo nel 2030. Schiaffo a Zelensky, che annuncia la marcia indietro

BRUXELLES – “Per essere credibili, credo che si debba parlare di tempi e compiti. E ho una proposta. Nel preparare la prossima agenda strategica dell’Ue, dobbiamo porci un obiettivo chiaro: credo che entro il 2030 dovremo essere pronti – da entrambe le parti – ad allargarci. Ciò significa che il prossimo bilancio a lungo termine dell’Ue dovrà includere i nostri obiettivi comuni. È un obiettivo ambizioso, ma necessario. Dimostra che siamo seri”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel nel corso della visita in Slovenia al forum di Bled.

“Lo dobbiamo fare sia per noi nell’Ue che per i nostri futuri Stati membri”, ha aggiunto. “Sì, credo che ora dovremmo chiamare così i Paesi che hanno confermato la prospettiva dell’Ue. Futuri Stati membri. È tempo di sbarazzarsi delle ambiguità, è ora di affrontare le sfide con chiarezza e onestà”. “La strada verso l’Ue per i Balcani occidentali è iniziata più di 20 anni fa, una regione nel cuore dell’Europa, circondata dall’Ue. Ma la lentezza di questo cammino ha deluso molti, sia nella regione che nell’Ue.

Sono d’accordo con il Cancelliere Scholz quando dice che l’Europa deve mantenere le sue promesse. Mentre parliamo, il popolo ucraino sta eroicamente difendendo il proprio Paese. Il Cremlino non sta solo attaccando un vicino libero e sovrano. Il Cremlino sta attaccando tutto ciò in cui crediamo: libertà, democrazia, prosperità e cooperazione. Per questo motivo, nel giugno dello scorso anno, abbiamo conferito lo status di candidato all’Ucraina e alla Moldavia. E lo stesso status attende la Georgia quando avrà completato i passi necessari”. “Ora l’allargamento non è più un sogno. È ora di andare avanti. C’è ancora molto lavoro da fare. Sarà difficile e talvolta doloroso. Per i futuri Stati membri e per l’Ue”, aggiunge Michel.

Michel non lo dice, ma la sostanziale marcia indietro della Ue, che praticamente colloca l’Ucraina allo stesso livello di altri Stati che hanno chiesto l’adesione, risente sicuramente della politica aggressiva di Zelensky in territorio russo, criticata anche dagli Usa e da molti Stati membri.

Ma nel frattempo continuano gli attacchi alle città russe. Due droni ucraini sono stati distrutti oggi dalle difese aeree russe a sud di Mosca, nella regione di Tula. Ad annunciarlo, una nota del ministero della Difesa russo: “Il tentativo del regime di Kiev di effettuare un attacco terroristico utilizzando due droni di tipo aereo contro le strutture della Federazione Russa è stato sventato questa mattina”, si legge nella nota. Come ricorda la Cnn, nelle ultime settimane i funzionari russi hanno segnalato quasi quotidianamente attacchi di droni ucraini e tentativi di attacchi sul suolo russo. La CNN riporta i dati dei soldati ucraini morti o feriti in questo periodo. Sono 70.000 morti e circa 120.000 feriti. Funzionari statunitensi, citati dal New York Times, hanno recentemente stimato il numero delle vittime nell’esercito ucraino. Una cifra sconcertante, considerando che le forze armate sono composte solo da mezzo milione di persone. Da parte sua, l’Ucraina non fornisce alcun bilancio ufficiale delle sue vittime in guerra, definendolo un segreto di Stato. Finora l’Onu ha registrato 9.177 morti civili.Fino ad aprile, scrive la Cnn, stime trapelate dal Pentagono collocavano i morti ucraini alla cifra molto più bassa di 17.500. Il presunto balzo a oltre 70.000 si spiegherebbe in parte con la controffensiva nel sud, disastrosa per Zelensky

Anche per questo il presidente-attore ha cominciato a fare autocritica e a proporre un negoziato di pace per la Crimea, come indicato più volte da Putin e respinto da lui, spalleggiato da Biden e dalla Nato, assertori di una politica guerrafondaia. Ma ancora siamo alla fase di buoni propositi, nessun atto concreto.

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