PARIGI – Il Consiglio consultivo dei giudici europei del Consiglio d’Europa (CCJE) ha recentemente affermato che i i magistrati non sono cittadini come tutti gli altri e quindi “I giudici devono dare prova di moderazione nell’esprimere i loro punti di vista e opinioni in circostanze in cui ciò potrebbe compromettere la loro indipendenza, la loro imparzialità o la dignità della loro funzione e mettere in pericolo l’autorità del potere giudiziario”. Un avvertimento rivolto soprattutto alle toghe italiane , che sembra calzare a pennello per il comportamento della giudice Apostolico, al centyro delle polemiche nel nostro Paese.
Lo riferisce il Riformista di Matteo Renzi che, come noto, non ha un ottimo rapporto con alcune toghe fiorentine.
Il parere citato osserva che i giudici godono del diritto alla libertà di espressione come qualsiasi altro cittadino. Tuttavia, nell’esercizio di tale diritto, devono tenere conto delle loro responsabilità e dei loro doveri specifici nella società, oltre agli obblighi di segreto professionale associati al loro ruolo giudiziario. In altri termini, ‘oneri ed onori’. Il parere ha anche previsto una serie di “raccomandazioni” per i giudici sul modo di esercitare il proprio diritto alla libertà di espressione all’interno e all’esterno del tribunale, sui media e sui social media. Dopo essere stato approvato all’unanimità, il parere era stato inviato al Comitato dei Ministri al fine di assicurarne la divulgazione e promuoverne l’applicazione in tutti gli Stati membri e quindi anche all’Italia. Dove ovviamente è restato lettera morta, tanto che le sinistre, i giornali schierati e le Associazioni dei magistrati hanno difeso a spada tratta il diritto della giudice Apostolico di partecipare a manifestazioni dirette contro ministri di destra e di fronteggiare la polizia appoggiando i manifestanti.