ROMA – Istat ha appena pubblicato l’aggiornamento relativo all’indebitamento netto e al debito delle pubbliche amministrazioni italiane, e ha certificato come l’indebitamento sia esploso nel 2020 con il Governo di sinistra, Pd-M5S, Conte2, quando passò dai 27 miliardi dell’anno precedente (governo gialloverde) a 159. Per il 2022, sotto il governo presunto tecnico di Draghi, l’indebitamento netto della PA italiana è diventato pari a 156 miliardi e 442 milioni di euro.
Una situazione imputabile totalmente all’amministrazione centrale dello Stato, visto che gli enti di previdenza hanno chiuso gli ultimi quattro anni con un saldo positivo, così come le amministrazioni locali, che sono tornate a farlo nel 2022 dopo due anni chiusi con un segno meno. L’indebitamento dello Stato centrale, infatti, è pari a 158 miliardi di euro, il saldo attivo degli enti previdenziali è di 1,5 miliardi, quello delle amministrazioni locali di 837 milioni.
Le ragioni di quest’esplosione sono state individuate nell’Impatto del superbonus edilizio, stabilito dal governo giallorosso Conte2 (costo circa 97 miliardi), del rialzo dei tassi di interesse sul costo del finanziamento del debito pubblico» e della discesa dei prezzi all’importazione sul gettito delle imposte indirette.
In tutto questo il debito pubblico è passato dai 2.410 miliardi del 2019 (governo gialloverde Conte-Salvini) ai 2.757 dello scorso anno. Sotto la gestione dei governi di sinistra o presunti tecnici incardinati dal Capo dello Stato, a conferma dello spreco tipico delle amministrazioni di sinistra.
Secondo la Nadef, approvata dal governo Meloni, la situazione dovrebbe tornare ad un ordine di grandezza paragonabile a quello pre pandemico, almeno nel suo rapporto rispetto al Pil, nel 2026, quando si prevede che arrivi a toccare il 2,9% del Pil, contro gli 8,8 del 2021m col salvifico governo Draghi……. Nel 2019, ovvero prima della pandemia, era pari all’1,5% del prodotto interno lordo.