Rinnovare le Istituzioni

Firenze, scomparsa Kata: le ragioni del sequestro spiegate dal gip. Una faida fra comunità straniere. Le polemiche

FIRENZE – Chi ha rapito la piccola Kata nell’ex hotel Astor voleva vendicare il tentato omicidio di Santiago Manuel Medina Pelaez, uno degli abusivi che abitava nella stessa struttura sgomberata ieri su ordine del Tribunale di Firenze.Il sequestro «sembra trovare spiegazione nei rapporti conflittuali che sono sfociati in delitti con denunce reciproche maturati nell’ambito dell’occupazione abusiva dell’hotel Astor all’interno della comunità di peruviani ed ecuadoregni per il possesso delle stanze dell’albergo», spiega il giudice delle indagini preliminari Angelo Antonio Pezzuti nel decreto con cui venerdì ha disposto il sequestro preventivo dell’immobile di via Maragliano 101.
Secondo la ricostruzione fatta finora dalla direzione Distrettuale antimafia del capoluogo toscano, il movente del rapimento della bimba peruviana di 5 anni – scomparsa il 10 giugno – è da ricondurre al tentativo di uccisione dell’ecuadoregno Medina Pelaez, spinto giù il 28 maggio scorso da una finestra del terzo piano dell’ex albergo – non si sa per mano di chi – e salvatosi miracolosamente dopo un volo di 8 metri.
I due fascicoli fanno parte di un’unica inchiesta, alla quale fa da corollario l’indagine per invasione e occupazione abusiva del palazzo alla periferia nord di Firenze, «a carico di persone al momento ancora da identificare». «Come evidenziato dal pubblico ministero, le persone che attualmente dimorano abusivamente nell’hotel Astor – spiega il gip – vivono in condizioni di assoluto degrado economico, e alcuni fanno spesso uso di sostanze alcoliche, che portano anche a episodi criminosi, che hanno come luogo cardine tale struttura alberghiera, come testimoniato dagli accadimenti conseguenti al tentato omicidio di Santiago Manuel Medina Pelaez».
Carlo Vadi, amministratore unico e legale rappresentante della società Pax srl (proprietaria dell’hotel Astor), lo scorso 19 settembre aveva denunciato che l’edificio era stato nuovamente occupato. Nessuno era intervenuto e quelle stanze sono diventate “teatro” di una serie di crimini, fino al tragico rapimento di Kata. Da qui l’urgenza di sgomberarlo e perlustrarlo in ogni anfratto, grazie ai mezzi tecnologici dei carabinieri. «Nel caso in esame il pericolo descritto appare reale e concreto – conclude il giudice delle indagini preliminari – sia con riferimento alla totale assenza di minimi livelli di sicurezza e di igiene, sia relativamente alle conseguenze della distribuzione illecita degli spazi tra gli occupanti».

Da quanto affermato dal gip emergono ancor più evidenti le responsabilità dei ritardi dell’intervento da parte delle istituzioni, in primis della stessa magistratura. E su questo fatto si è accesa anche una polemica politica. “Nell’immobile occupato si sono susseguiti vari episodi di illegalità e ciò nonostante l’ufficio della Procura di Firenze (…) ha (…) scelto di non intervenire – si legge in una nota dell’ufficio stampa di Italia Viva – A distanza di mesi dalla richiesta lo sgombero è arrivato soltanto oggi ad una settimana dalla scomparsa di una bambina di cinque anni: perché questo ritardo?”. E’ la domanda che ci facciamo anche noi fin dall’inizio della vicenda e alla quale qualcuno dovrebbe dare una risposta, ma ci speriamo poco.

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