L’AQUILA – Matteo Messina Denaro è morto. Il boss della mafia aveva 62 anni ed era ricoverato nel reparto detenuti dell’ospedale San Salvatore a L’Aquila per un tumore al colon giunto al quarto stadio. Assistito fino all’ultimo dagli specialisti della terapia del dolore che lo hanno preso in carico dopo la sospensione di qualsiasi terapia oncologica. E’ stato lo stesso boss, arrestato lo scorso 16 gennaio dopo 30 anni di latitanza, a chiedere di evitare l’accanimento terapeutico. Ecco perché è stata sospesa l’alimentazione parenterale per endovena.
Ma chi era Matteo Messina Denaro? Ufficialmente il suo nome viene iscritto nella lista dei ricercati il 2 giugno del 1993. Perché ritenuto colpevole di 4 omicidi e di associazione mafiosa. A 31 anni è ritenuto leader indiscusso delle nuove leve di Cosa nostra. Colui che ha traghettato la mafia dalle stragi mafiose a quella degli affari. Di lui, fino a quel momento, non si hanno foto segnaletiche né impronte digitali. L’ordinanza viene firmata dal gip dopo le accuse del collaboratore di giustizia Balduccio Di Maggio, lo stesso che fece arrestare il boss Totò Riina il 15 gennaio del 1993. Anche se il giovane Messina Denaro, che gira con il Rolex al polso e con vestiti firmati, ha già fatto sparire le sue tracce già da qualche mese, prima ancora della misura cautelare perché intuisce l’aria che tira.
Era accusato di decine di omicidi. E delle stragi mafiose del 1992 e del 1993. Proprio di recente la Corte d’assise d’appello di Caltanissetta aveva confermato la sua condanna all’ergastolo. Prima ancora era stato condannato per le stragi del 1993. Firenze, Roma e Milano. Le cosiddette stragi continentali di Cosa nostra. Gli investigatori sono stati alla ricerca di Messina Denaro per quasi 30 anni. E più volte sarebbero stati vicino al boss mafioso. Il 16 gennaio del 2023 è stata scritta la parola fine sulla latitanza ed è stato arrestato all’ingresso di una clinica dove si recava per curare lo stato avanzato di tumore. Cure che gli sono state fatte anche durante il periodo di detenzione, fino alla morte, avvenuta oggi. Ai magistrati che lo hanno interrogato non ha rivelato i suoi segreti. “Non sono un mafioso” e “non mi pentirò mai”. Era il 13 febbraio scorso e Matteo Messina Denaro si trovava, per la prima volta, davanti ai magistrati di Palermo che lo interrogavano. E così è stato.