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Naufragio Crotone: Frontex demolisce le accuse al governo delle sinistre, delle Ong e di qualche alto prelato

CROTONE – Continuano i ritrovamenti nella zona del naufragio dell’imbarcazione colata a picco con 200 migranti a bordo. E’ un bambino dell’età di cinque o sei anni l’ultima vittima recuperata quando già era buio nelle acque di Steccato di Cutro. Sono 66, dopo quest’ultimo ritrovamento, i corpi dei migranti morti nel naufragio di domenica mattina restituiti dalle acque del mare Ionio. I soccorritori sono riusciti a portarlo a riva.

Intanto Frontex fa chiarezza su quanto accaduto e sulle accuse vili di omissione di soccorso lanciate dalle sinistre, dalle Ong e da qualche Alto esponente della Cei contro le Autorità italiane, essenzialmente per strumentalizzazione politica.

“Nelle tarde ore di sabato, un aereo di Frontex che sorvegliava l’area italiana di ricerca e soccorso nell’ambito dell’operazione Themis ha avvistato un’imbarcazione pesantemente sovraffollata che si dirigeva verso le coste italiane: come sempre in questi casi, abbiamo immediatamente informato tutte le autorità italiane dell’avvistamento”. Lo riporta un portavoce di Frontex all’ANSA. “Il nostro aereo ha continuato a monitorare la zona fino a quando non è dovuto rientrare alla base per mancanza di carburante”, aggiunge. “L’imbarcazione, che trasportava circa 200 persone, stava navigando da sola e non c’erano segni di pericolo. Le autorità italiane hanno inviato due motovedette per intercettare l’imbarcazione, ma le condizioni meteorologiche avverse le hanno costrette a rientrare in porto. L’operazione di salvataggio è stata dichiarata nelle prime ore di domenica, dopo che il naufragio è stato localizzato al largo di Crotone. L’operazione, coordinata dalle autorità italiane, è stata condotta via terra, via mare e via aerea con il supporto di una nave e di un aereo di Frontex. L’operazione è in corso”. Lo riporta un portavoce di Frontex all’ANSA.

Uno degli scafisti del barcone naufragato sulla costa crotonese disponeva di un telefono satellitare e di un apparecchio per inibire le onde radio/telefoniche. E’ quanto ha riferito uno dei superstiti interrogato dalle forze dell’ordine e la cui testimonianza è nel decreto di fermo che consta di una quarantina di pagine, a carico di due presunti scafisti maggiorenni. Per il terzo fermato procede la Procura dei minorenni di Catanzaro. Questo spiegherebbe il mancato SOS da parte dei migranti dall’imbarcazione.

Guardia Costiera, alle 4.30 le prime chiamate per la barca in pericolo – La sera di sabato 25 febbraio un velivolo Frontex ha avvistato un’unità in navigazione nel Mar Jonio, che “risultava navigare regolarmente, a 6 nodi e in buone condizioni di galleggiabilità, con solo una persona visibile sulla coperta della nave”. Il velivolo ha inviato la segnalazione al punto di contatto nazionale preposto per l’attività di ‘law enforcement’ (la Guardia di finanza, ndr), informando, tra gli altri, per conoscenza, anche la Centrale operativa della Guardia Costiera di Roma”. Si è attivata quindi la Gdf per intercettarla. Alle 4.30 circa sono giunte alla Guardia costiera alcune segnalazioni telefoniche da terra relative ad un’imbarcazione in pericolo a pochi metri dalla costa. I Carabinieri, precedentemente allertati dalla Gdf, giunti in zona hanno riportato alla Guardia Costiera l’avvenuto naufragio. “Questa – sottolinea la Guardia costiera – è la prima informazione di emergenza pervenuta alla Guardia Costiera riguardante l’imbarcazione avvistata dal velivolo Frontex”.

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