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Ponte Morandi, ex ad Benetton Edizione: “Dal 2010 sapevamo che era a rischio crollo”. La versione di Autostrade

GENOVA – Una verità clamorosa spunta dalle dichiarazioni che Gianni Mion – ex Ad della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia– ha fatto al processo in corso per il crollo del ponte Morandi, affermando che sarebbe emerso fin dal 2010 che il ponte era a rischio crollo. Ecco le sue dichiarazioni choc, non smentite: ” Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”.

Mion lo ha detto riferendosi ad una riunione del 2010, ovvero otto anni prima del crollo, a cui avrebbero partecipato l’Ad di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia e, secondo il ricordo del manager, tecnici e dirigenti di Spea. Dopo queste frasi, l’avvocato Giorgio Perroni, che difende l’ex direttore del Primo tronco di Autostrade, Riccardo Rigacci, ha chiesto di sospendere l’esame di Gianni Mion e di indagarlo.

Ma Mion ha aggiunto altri particolari in merito ai controlli inesistenti: “Fu fatto un errore da parte di Aspi quando acquistò Spea, la società doveva stare in ambito Anas o del ministero, doveva rimanere pubblica. Il controllore non poteva essere del controllato”. Dopo le intercettazioni e il crollo nella galleria Bertè (A26, il 30 dicembre 2019) “avevo la sensazione che nessuno controllasse nulla. La mia idea è che c’era un collasso del sistema di controllo interno e esterno, del ministero non c’era traccia. La mia opinione, leggendo ciò che emergeva, è che nessuno controllasse nulla”.

In aula Roberto Tomasi, attuale amministratore delegato di Autostrade, sentito come teste nel corso del processo, ha spiegato: “Nel 2020 abbiamo visto un incremento dei coefficenti di rischio anche di oltre il 200% rispetto a quelli rilevati da Spea mentre nel 2019 era del 50%”. Spea era la società controllata da Aspi che si occupava della sorveglianza. Tomasi ha parlato del cambio di passo di Aspi dopo il suo arrivo come amministratore delegato e direttore generale di Aspi. “Dall’inizio del mio mandato, nel febbraio 2019, come Ad del gruppo Aspi, ho messo tutto il mio impegno per attuare un grande piano di trasformazione aziendale, rinnovando il management e cambiando radicalmente le modalità di monitoraggio e manutenzione della infrastruttura”.

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