KIEV – Sono tornati in patria i comandanti del reggimento Azov, che difesero Mariupol asserragliati nelle acciaierie Azovstal. È il principale risultato ottenuto da Volodymyr Zelensky nel suo viaggio in Turchia: il presidente ucraino è tornato in patria con cinque dei comandanti di Azovstal, che la primavera scorsa combatterono durante mesi per difendere la città di Mariupol, arroccandosi nella celebre acciaieria.
Un ritorno in patria fortemente simbolico. “Hanno combattuto per il bene dell’Ucraina, hanno combattuto in modo assolutamente eroico”, ha dichiarato Zelensky. “Hanno attraversato la prigionia russa. Poi sono stati in Turchia per più di trecento giorni. È ora che tornino a casa”, ha concluso il presidente ucraino.
Nonostante una lunga prigionia, i soldati di Azov vogliono tornare al fronte il prima possibile. Il comandante Denis Prokopenko “Redis”, il suo vice Svyatoslav Palamar “Kalina”, il comandante della 36ma brigata del Corpo dei Marine Sergey Volynsky “Volyn”, l’alto ufficiale di “Azov” Oleg Khomenko e il comandante della 12ma brigata della Guardia nazionale Denis Shlega hanno affermato che tornare a combattere per l’Ucraina è “l’obiettivo principale”.
I soldati si trovavano in Turchia in virtù degli accordi di scambio dei prigionieri tra Mosca e Kiev, mediati proprio da Ankara. Accordi violati secondo il Cremlino, che ha immediatamente condannato la liberazione degli ex prigionieri di Azovstal. Anche Erdogan, che finora aveva svolto un’equilibrata e utile opera di mediazione, comincia a pendere dalla parte di Zelensky?