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Ucraina: la guerra in stallo favorisce la Russia. La rivista Usa Time sottolinea le difficoltà di Zelensky

KIEV – Quella in Ucraina è ormai una guerra di “posizione” e di “logoramento” che favorirà la Russia, permettendole di riorganizzarsi e di minacciare non solo le forze ucraine ma “lo Stato stesso”. Un’intervista all’Economist del comandante delle forze armate di Kiev, Valeriy Zaluzhny, in , suona come la prima ammissione che la controffensiva cominciata all’inizio di giugno non ha raggiunto i risultati sperati. Dichiarazioni che seguono di pochi giorni un lungo articolo di Time in cui alcuni collaboratori di Volodymyr Zelensky riconoscono le difficoltà nel continuare le ostilità, facendo capire che il presidente rimane il solo a credere in una vittoria militare sul campo. Mosca esulta. “No, il conflitto non è in stallo”, afferma il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, assicurando che “la Russia continua incessantemente la sua operazione militare speciale e tutti gli obiettivi fissati devono essere raggiunti”.

Ma i risultati dell’ultimo sondaggio del centro statistico indipendente Levada mostrano come oramai la maggioranza dei russi vorrebbe una fine negoziata del conflitto. Per l’esattezza il 55% in ottobre (in crescita rispetto al 51% del mese precedente), con picchi del 69% tra i giovani della fascia 18-24 anni e del 62% fra le donne. La “stanchezza” di cui ha parlato la premier Giorgia Meloni nella telefonata con il duo di comici russi Vovan-Lexus non riguarda dunque solo l’Europa, ma anche in una certa misura le parti in guerra. Il generale Zaluzhny è tornato a ribadire le necessità delle forze armate ucraine per continuare il conflitto, in particolare per quanto riguarda le forze aeree e la guerra elettronica.

Ma ha ammesso che “è limitata” anche la capacità di addestrare riserve sul territorio ucraino e che ci sono cittadini che si sottraggono al dovere di andare a combattere. Una lista di doglianze che sembra confermare la situazione non certo rosea descritta da Time. La rivista americana dipinge uno Zelensky deluso da quello che vede come un appoggio occidentale che va scemando, ma anche criticato da alti ufficiali e collaboratori anonimi per la “testardaggine” nel rifiutare trattative di pace nonostante le gravi difficoltà sul terreno e le pesanti perdite nelle forze armate.

Uno degli stretti collaboratori di Zelensky parla addirittura di comandanti al fronte che ormai “rifiutano gli ordini di avanzare”. Di un possibile compromesso parla invece l’ex consigliere dell’ufficio di presidenza ucraino Oleksi Arestovich, che oggi ha annunciato la sua candidatura a presidente sebbene le elezioni, in teoria in programma nel marzo prossimo, difficilmente si potranno tenere a causa della legge marziale. Arestovich propone l’ingresso dell’Ucraina nella Nato in cambio della rinuncia alla riconquista militare dei territori occupati dai russi, preferendo le trattative. Per il momento, tuttavia, continuano a parlare le armi.

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