ROMA – La decisione del vecchio presidente dem di inviare midiciali (per i civili e per i bambini) bombe a grappolo all’alleato Zelensky non è andata a genio a molti Stati europei, Francia, Regno Unito e Germania in primis, ma neppure al governo italiano.
Giorgia Meloni, pur riaffermando il sostegno all’Ucraina (anche per evitare gli sstrali di Schlein e compagni, pacifisti solo a parole), ha preso nettamente le distanze: “L’Italia aderisce alla Convenzione internazionale che vieta la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio delle munizioni a grappolo. Nel quadro dei valori espressi dall’Alleanza Atlantica, l’Italia auspica l’applicazione universale dei principi della Convenzione”. Una legnata non da poco al presidente Usa, in attesa dell’incontro a quattr’occhi.
E ha aggiunto: “Ribadisco la condanna dell’Italia alla guerra d’aggressione della Russia, il supporto totale e costante alla resistenza dell’Ucraina, l’impegno con gli Alleati per costruire un nuovo e più forte modello di sicurezza per l’Europa”. Queste le frasi di Meloni per evitare che qualcuno (le immancabili sinistre sempre antiitaliane) possa criticarla dandole della filo-russa per la presa di posizione sulle bombe a grappolo dirette a Kiev.
Anche a Kiev sono consapevoli dei rischi per l’uso di questi micidiali strumenti, tanto che si sono affrettati a diffondere fra gli alleati una precisazione per tentare di sopire le polemiche. “Le cluster bomb, in grado di diffondere le bombe che hanno all’interno provocando enormi danni, non saranno usate in territorio russo. Per quanto riguarda le munizioni a grappolo, abbiamo 5 principi chiave che rispetteremo e che abbiamo comunicato chiaramente a tutti i nostri partner, compresi gli Stati Uniti”, afferma su Twitter il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov. “Queste munizioni non saranno utilizzate sul territorio ufficialmente riconosciuto della Russia, non utilizzeremo le munizioni a grappolo nelle aree urbane per evitare i rischi per le popolazioni civili”.
“L’Ucraina terrà un registro rigoroso dell’uso di queste armi e delle zone locali in cui saranno utilizzate e sulla base di queste registrazioni, dopo la de-occupazione dei nostri territori e la nostra vittoria, questi territori saranno prioritari ai fini dello sminamento. Riferiremo ai nostri partner sull’uso di queste munizioni e sulla loro efficienza per garantire uno standard adeguato di trasparenza e controllo”. Speriamo che si tenga fede a questi principi, ma non sarebbe la prima volta che le promesse e le affermazioni del governo Zelensky vengono poi smentite dai fatti. Il camion bomba sul ponte di Kerch ne è l’ultima dimostrazione concreta.