Rinnovare le Istituzioni

Femminicidi: si accende il dibattito anche al Parlamento Ue. Una legge in discussione, ma ci sono contrasti

BRUXELLES – In Italia fervono il dibattito e le polemiche per il feroce assassinio di Giulia Cecchettin, con botta e risposta fra destra e sinistra, ma con l’intento unanime di frenare il fenomeno dei femminicidi. Subito alla ribalta è salita la sorella della vittima, Elena, che fin dall’inizio ha buttato la questione in politica attaccando Salvini (diventando così l’eroina delle sinistre, sarà una prossima onorevole sull’esempio di Ilaria Cucchi?).

Il giornale online Eunews ci informa che anche in Europa oggi si accende la disputa su una nuova legislazione comunitaria che introduca una definizione armonizzata del reato di stupro. Ma non sarà facile. A 48 ore dal 25 novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, l’Eurocamera ha tenuto nell’emiciclo di Strasburgo un dibattito per sottolineare l’urgenza dell’adozione della direttiva presentata dalla Commissione europea l’8 marzo 2022.

“Il tempo stringe”, ha avvisato la vicepresidente dell’esecutivo Ue, la croata Dubravka Šuica. A giugno ci saranno le elezioni europee, e terminare il mandato senza una legislazione forte in materia di contrasto alla violenza di genere sarebbe una cocente sconfitta per il gabinetto di Ursula von der Leyen, che aveva promesso passi avanti sul tema.
La proposta della Commissione è ferma da quest’estate ai triloghi (la fase di negoziazioni interistituzionali), perché le posizioni adottate dal Consiglio dell’Ue e dal Parlamento europeo sono troppo distanti. Inconciliabili, almeno sul punto più dibattuto: l’introduzione del reato di stupro per assenza di consenso. Diversi Stati membri temono l’interferenza in una questione di diritto penale interno, tra cui anche la Francia.

Differente la posizione dell’Italia, con il guardasigilli Carlo Nordio che ha espresso “forte rammarico, unitamente alle delegazioni di Grecia, Belgio e Lussemburgo, per non avere mantenuto la previsione di norme di armonizzazione del reato di stupro, che costituisce la forma più grave di violazione della libertà sessuale delle donne”.

Il dibattito è stato enfatizzato a livello emotivo dall’ultimo atroce femminicidio di Giulia Cecchettin: già commemorato dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, è stato ricordato a più riprese anche nell’aula comunitaria. “Non so come vi faccia sentire, but I’m fuckin furious“, ha tuonato a riguardo la leader dei Verdi, Terry Reintke. E poi le eurodeputate italiane, Alessandra Moretti e Camilla Laureti (Pd), Caterina Chinnici (Fi), Susanna Ceccardi e Isabella Tovaglieri (Lega). “Siamo addolorate ma soprattutto molto arrabbiate, basta con il silenzio, è ora di fare rumore”, ha dichiarato Laureti. “Poteva essere nostra figlia, sorella, una di noi. E il ragazzo che l’ha uccisa nostro figlio, nostro fratello, uno di voi (uomini, ndr), ha sottolineato Chinnici.

Tutte d’accordo, da destra a sinistra, sulla portata di un fenomeno strutturale, per cui “serve una vera rivoluzione educativa che scardini la cultura patriarcale e misogina che continua a uccidere le donne”, ha commentato Moretti. Per “superare la cultura del possesso e del controllo”, le eurodeputate dem sono convinte della necessità di introdurre come materia scolastica obbligatoria “l’educazione all’affettività e al rispetto reciproco”. La desolante osservazione fatta dalla leghista Ceccardi suona come una sentenza, anche per gli eletti europei:”Oggi in Aula purtroppo ci sono pochi uomini, siamo tutte donne. Di questo dobbiamo interrogarci. Questo è un dibattito esclusivamente per donne, o riguarda anche i padri e i figli?”.

Un solo eurodeputato italiano è intervenuto nel dibattito: il pentastellato Fabio Massimo Castaldo, che ha definito “inaccettabile e vergognoso” il tentativo del Consiglio dell’Ue di “annacquare” la direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e ha fatto eco alle colleghe: “Occorre mettere in piedi legislazioni chiare e stringenti sia a livello europeo che nazionale, basate su prevenzione, istruzione e sostegno alle strutture che operano per tutelare vittime. Ma soprattutto occorre sconfiggere la vergognosa cultura del possesso“.

Finito il tempo delle chiacchiere occorrono interventi concreti, ma sarà difficile rimediare.

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