Oggi si ricordavano due eventi, il terremoto che colpì sei anni fa Amatrice e tanti altri comuni e la festa dell’indipendenza dell’Ucraina. Ebbene, incredibile ma vero, sembra che il nostro premier Mario Draghi si sia preoccupato solo di quello riguardante un Paese lontano da noi, dimenticando le sofferenze di tanti italiani che ancora sono fuori casa dopo il terremoto, per il quale la ricostruzione è ancora una chimera.
Partiamo dal videomessaggio inviato da Draghi a Volodimir Zelensky nel giorno della Festa della liberazione dell’Ucraina. Queste le sue parole, riportate dalle agenzie: “Ricostruiremo tutto, insieme. Continueremo a essere al vostro fianco in questo cammino. Auguro a tutti voi, una buona Festa nazionale”. Così il premier promette a Zelensky l’intervento dell’Italia per la ricostruzione dell’Ucraina, un intervento che spetterebbe in primis alla Commissione Ue di Ursula von der Leyen, fin dall’inizio sostenitrice assoluta delle regioni dell’Ucraina.
Mi domando, come può un premier che, probabilmente, fra due o tre mesi non sarà più a capo del governo, promettere interventi costosi e pluriennali del nostro esecutivo. Forse già pensa di lasciare al suo successore l’impegni di erogare fondi a Zelensky, sottraendoli a quelli necessari per il rilancio della nostra economia e il sollievo del disagio sociale, precipitato ai minimi termini durante il suo mandato?
Altri personaggi oggi hanno responsabilmente scelto di essere vicini ai terremotati ancora fuori casa a Amatrice e Arquata del Tronto. Lo ha fatto il commissario straordinario per il terremoto Giovanni Legnini.
Ricordiamo quanto avvenne. Sei anni fa, alle 3:36 del 24 agosto 2016, una scossa di terremoto di magnitudo 6.0 devastò i Comuni di Amatrice, Accumoli (Rieti) e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno). Il bilancio dei morti fu di 303 persone (237 solo ad Amatrice, 51 ad Arquata e 11 ad Accumoli). Quello che sarà definito il “sisma infinito”, per via della durata di un anno della scia di scosse, provocherà quasi 30 miliardi di danni in tutto il Centro Italia, tra abitazioni e patrimonio edilizio e storico artistico fortemente danneggiati. Gli sfollati furono 65.000.
L’ufficio del commissario straordinario alla ricostruzione, Giovanni Legnini, è in grado di stabilire il valore degli interventi da finanziare: 56.638, per un valore complessivo di 26,5 miliardi. Cifra precauzionale, in verità. Perché l’incremento dei prezzi causato dal rallentamento delle forniture a causa di Covid-19 e guerra in Ucraina, spinge il calcolo al rialzo. “Il quadro aggiornato dei danni prodotti dal terremoto del 2016 appare destinato a superare i 30 miliardi di euro”, mette nero su bianco il commissario nel suo rapporto annuale, presentato a pochi giorni dal sesto anniversario del sisma.
Nonostante tutto questo si pensa, in Italia e in Europa, di finanziare copiosamente l’Ucraina anche negli anni a venire, dimenticando gli italiani che attendono da 6 anni l’intervento dello Stato.