BRUXELLES – Ci sara’ l’onnipresente presidente ucraino, Volodymyr Zelenski, in qualita’ di ospite, alla giornata di apertura del vertice dei leader europei, in programma lunedi’ e martedi’, a Bruxelles, quando i Ventisette cercheranno il (difficile) accordo sull’embargo al petrolio russo. E’ stato lo stesso presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nella lettera di invito ai leader a ricordare che il leader ucraino si unira’ ai Ventisette, in collegamento video, all’inizio del vertice straordinario.
La questione che rischia di scompaginare le carte e aleggia come una nuvola temporalesca sul summit e’ la proposta di adottare un embargo sul petrolio russo nell’ambito del sesto pacchetto di sanzioni: un’idea che deve superare la ferma opposizione dell’Ungheria. Il pacchetto, proposto settimane fa dalla Commissione Europea, richiede il sostegno unanime dei 27 Paesi dell’Ue. Ma il premier Viktor Orban, rieletto ad aprile per il quarto mandato consecutivo, ha definito l’embargo una “linea rossa” e una “bomba atomica”, perche’ teme distrugga l’economia del suo Paese.
Adesso si cerca il compromesso, ma a poche ore dall’inizio del vertice si e’ ancora in alto mare. Si sta anche valutando un’opzione che annacquerebbe la proposta originale del divieto totale di tutte le importazioni di petrolio russo, una proposta che si concentrera, almeno temporaneamente, solo sulle forniture consegnate ai Ventisette via
nave: rimarrebbe fuori dunque l’Ungheria, che non ha sbocco sul mare – come Germania e Slovacchia, – e che potrebbe continuare ad acquistare il greggio russo pompato attraverso i suoi gasdotti. Resterebbe compresa nell’obbligo di embargo l’Italia, con tutte le conseguenze negative evidenziate da Confindustria, in barba alla presunta influenza di Draghi in ambito europeo, che si sta rivelando una vera favola.
Questo compromesso, osserva Politico che per primo ha dato la notizia a inizio settimana, sarebbe una sconfitta per i leader europei, in primis la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che voleva l’azione piu’ dura possibile per prosciugare il flusso di cassa che arriva a Putin dalle vendite di petrolio. Seguendo completamente le direttive di Biden,