Rinnovare le Istituzioni

Europa, immigrazione irregolare. I Paesi del Med 5 chiedono di limitare le partenze e aumentare i rimpatri. Il sostegno a Piantedosi

MALTA – I ministri dell’interno dei 5 Paesi mediterranei che sopportano il peso dell’immigrazione pretendono, giustamente, regole certe della Ue in tema di partenze dei migranti e rimpatri. Chiedono un’azione comune volta finalmente a contrastare le partenze irregolari dei barconi, rafforzare i rimpatri, aumentare la sorveglianza dei confini per evitare altre tragedie in mare. Un sostegno pieno alle tesi del ministro Piantedosi, crocifisso in Italia dalle sinistre, dalle Ong e dalle organizzazioni ecclesiastiche che si occupano di immigrazione.
Sono queste le priorità emerse dal primo faccia a faccia tra i Paesi del Mediterraneo, i Med5 (Italia, Spagna, Malta, Cipro, Grecia) dopo il naufragio di Cutro. Insomma, per contrastare l’immigrazione irregolare i Paesi del Med5 chiedono di agire direttamente ostacolando le partenze dai Paesi di origine, attraverso un rafforzamento dei rapporti bilaterali e un potenziamento dei rimpatri, per evitare poi salvataggi (o tragedie) in mare.

Si tratta di richieste che approderanno a Bruxelles sul tavolo della riunione del Consiglio europeo dei ministri dell’Interno il prossimo 9 marzo. Una collaborazione quella tra paesi mediterranei che è oggi ancora più necessaria. Secondo i dati dell’Onu, gli arrivi in Europa attraverso la rotta mediterranea sono aumentati di un terzo nel 2022, con un totale di 160.100 persone approdate sulle coste europee. Grecia, Cipro, Spagna Italia e Malta sono i Paesi in prima linea per il salvataggio e l’accoglienza, e hanno spesso denunciato una mancanza di sostegno organizzativo ed economico da parte degli altri Stati membri. Riguardo ai ricollocamenti dei migranti, a Bruxelles verrà anche chiesto con forza di “istituire un meccanismo di solidarietà permanente e obbligatorio che tenga conto delle reali esigenze degli Stati membri”.

La risposta dell’inefficiente Commissione europea è racchiusa in una frase già sentita, che ribadisce la posizione espressa dai 27 leader dei Paesi dell’Unione nell’ultimo Consiglio europeo. “La migrazione è una sfida europea e va affrontata insieme, e questo è quello che stiamo facendo”. Ha detto rispondendo alle domande dei giornalisti Anitta Hipper, portavoce dell’esecutivo comunitario. “C’è un obbligo legale di salvare e garantire la sicurezza della vita in mare”.
La neghittosa e, sotto questo aspetto, come in molti altri, controproducente Unione Europea non ha fatto niente e per il futuro sembra poter fare poco: il Pact on Migration, proposto nel settembre del 2020 per imprimere una svolta alle politiche comunitarie sul tema è bloccato dai veti reciproci dagli Stati membri.
Ci sarebbero le “misure operative”, come il Piano d’azione per il Mediterraneo Centrale stilato lo scorso novembre, che include maggiore cooperazione con i Paesi di partenza delle persone migranti e un approccio coordinato a livello europeo su ricerca e salvataggio in mare, oltre all’implementazione del meccanismo volontario di solidarietà.

Sara Prestianni di EuroMed Rights, un network che raggruppa le associazioni per i diritti umani, interviene sul caso dell’imbarcazione naufragata a Cutro, scagionando sostanzialmente il governo italiano e puntando il dito su Grecia e Cipro, oltre che contro la Ue. “L’imbarcazione naufragata a largo della Calabria arrivava dalla Turchia, percorrendo una rotta sempre più battuta. Un percorso lungo e pericoloso, intrapreso dalle coste turche e libanesi, evitando Grecia e Cipro, dove le autorità sbarrano il passaggio, in violazione del principio di non respingimento collettivo, come spiega Prestianni. “La Commissione dovrebbe aprire delle procedure di infrazione contro Grecia e Cipro: il loro comportamento provoca il percorso di rotte più lunghe, con maggiori possibilità di decessi”.

La Ue resta dunque nell’occhio del ciclone e viene difesa, strumentalmente, solo dalle sinistre italiane e dai Paesi del Nord, che hanno tutto l’interesse a mantenere la situazione attuale.

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