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Migranti: Chiesa italiana in pressing per accoglienza. Intervengono Vicario Roma, Centro Astalli e Caritas

La Chiesa italiana, nelle sue varie articolazioni, è sempre stata favorevole all’accoglienza dei migranti e attraverso le Caritas ha fatto molto per assistere chi veniva da paesi lontani. Sulla spinta delle ripetute dichiarazioni di Papa Francesco, che ormai parla solo di migranti e di clima, le varie articolazioni cattoliche che agiscono sul nostro territorio hanno lanciato una campagna, un forte appello, in favore dell’accoglienza per tutti.

VESCOVO NOTO – Si manifesta per primo, lancia in resta, monsignor Antonio Staglianò, vescovo di Noto e delegato Cesi per le migrazioni: “ Il fenomeno migratorio è uno tra i più espliciti segni dei tempi che offre alla Chiesa, e ad ogni uomo rispettoso della propria umanità, l’opportunità di mostrare con concretezza che non fa solo a parole. La Chiesa non intende abitare la scena di questo mondo senza un agire responsabile e coerente: in nome del Vangelo della vita, pertanto, si chiede di accogliere e integrare i migranti, ma soprattutto ci si mette a disposizione per fare la propria parte nel trattare questa gente come persone umane, o meglio dire, come fratelli tutti”.

CARITAS – Si associa Caritas italiana:  “Per una società che conosce i valori del cristianesimo  non è solo un problema di carità, ma soprattutto è una questione di giustizia: se giusto è ‘dare a ciascuno il suo’, bisogna, con responsabilità di coscienza umana, capire che ‘molto di quello che ho ed è mio’, appartiene all’altro, anche al migrante che giunge sulle nostre coste. Dalla Bosnia, alla Serbia,  alla Polonia, alla Bielorussia, passando per la Grecia, – sottolinea Caritas – tutti siamo testimoni di una disumanità che stride con i valori su cui è fondata l’Unione Europea. Il dialogo fra stati membri è necessario, ma è altrettanto necessario ribadire che alcuni valori non sono negoziabili, a partire dall’accoglienza e dalla protezione di chi, per una ragione od un’altra, è costretto a lasciare la propria casa. La crisi dei migranti in questi giorni ha posto nuovamente l’attenzione sulla cosiddetta rotta balcanica, il percorso spesso utilizzato da chi, proveniente principalmente da Afghanistan, Pakistan e Siria, cerca di raggiungere l’Unione Europea alla ricerca di un futuro migliore. Una meta che diventa sempre più difficile e molti sono costretti a dormire all’aperto, in condizioni di estrema precarietà, fino a volte a morire di freddo”. Da qui l’appello di  Caritas, che ricorda anche le parole del Capo dello Stato, che ha invitato la Uead agire subito: “Neppure l’arida analisi dei numeri – considera Caritas – giustifica simili barriere e tratta menti: i richiedenti asilo sono solo lo 0,59% della popolazione dell’Unione che nel bilancio 2021-2027 ha previsto ben 6,24 miliardi di euro per il Fondo per la gestione delle frontiere esterne. Non si può più temporeggiare, bisogna che l’Unione europea e tutti gli stati coinvolti agiscano con decisione e rapidità per trovare soluzioni almeno temporanee e salvare vite umane”

CENTRO ASTALLI – Non poteva mancare l’intervento dei gesuiti, fedeli esecutori delle indicazioni del gesuita Bergoglio. Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli: “In questi giorni, sul confine tra Bielorussa e Polonia si sta consumando l’ennesimo braccio di ferro sulla pelle dei migranti. Solo l’ultimo in ordine di tempo, per quel processo di esternalizzazione delle frontiere che ha come conseguenza l’ennesimo ricatto per l’Unione da parte dei Paesi confinanti. E il diritto d’asilo nato per tutelare la dignità umana sembra diventato un problema e non una delle conquiste più alte del nostro vivere civile. Anche gli arrivi via mare, funestati da continue morti, diventano insostenibili per i Paesi del sud dell’Europa se manca una solidarietà tra gli Stati dell’Unione. Eppure questo non può legittimare lasciare le persone senza soccorso o riconsegnarle alla Libia, approdo non sicuro”.

VICARIO ROMA – Infine, ciliegina sulla torta, le dichiarazioni del cardinale Angelo De Donatis, vicario di Roma: “È tempo di un cambio di passo dell’Unione. Così come si è stati capaci di far fronte alla pandemia, insieme dobbiamo avere il coraggio di ripetere questa unità di intenti per un fenomeno, quello delle migrazioni forzate, che non cesserà, perché il mondo è malato e ferito dall’ingiustizia.  Non sempre di fronte al grido di aiuto lanciato da queste persone i cristiani rispondono con una sola voce: in molti persistono dubbi, esitazioni, preoccupazione, e persino ostilità. Molti infatti – ha osservato- percepiscono l’arrivo dei rifugiati, specie quelli di religioni diverse, come una minaccia alla loro identità cristiana, alla loro cultura e alle loro tradizioni. Anziché sentirci minacciati però, la riflessione e la pratica dell’accoglienza possono rappresentare un’opportunità di rafforzare la nostra fede e la nostra identità con il dialogo e nel rispetto delle reciproche diversità. Tutti questi elementi ci interrogano e sfidano la Chiesa e la società”.

Come si può notare un attacco coordinato e concentrico in piena regola alle politiche migratorie dell’Italia, ma soprattutto della Ue. In questo secondo caso non ci sentiamo di dar torto alle parole degli esponenti ecclesiastici citati sopra. L’ignavia e l’inutilità dell’azione comunitaria è da tempo sotto gli occhi di tutti, ma a Bruxelles fanno gli gnorri, che l’Italia e la Grecia sostengano il peso quasi totale dell’immigrazione clandestina, gli altri paesi Ue non possono che approvare questa linea dettata dall’egoismo.

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