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Migranti Ue: verso un accordo Tunisia – Fmi per ridurre gli arrivi di clandestini in Europa

BRUXELLES – Dopo la missione e gli accordi trovati, in tema di controllo delle migrazioni, fra la delegazione Ue (von der Leyen, Meloni, Rutte) e il presidente tunisino Saied, fonti della Commissione prospettano sviluppi anche nel corso del prossimo Consiglio europeo. “In Tunisia sappiamo che la situazione economica è molto difficile così come quella sulla migrazione: stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità tunisine per finalizzare il memorandum d’intesa, che comprende un pacchetto di assistenza finanziaria, e speriamo di poterlo approvare prima del Consiglio Europeo di settimana prossima”. Così un alto funzionario europeo. L’accordo con il Fondo Monetario Internazionale resta però “una priorità”. “I negoziati tra Tunisi e il Fondo sono in corso”, nota la fonte.

Le autorità tunisine stanno lavorando con il Fondo monetario internazionale (Fmi) su un programma di riforme economiche “equo”, che tenga conto delle categorie vulnerabili: lo ha detto il governatore della Banca centrale tunisina (Bct), Marouane Abassi, intervenendo a un dibattito organizzato dalla Camera di Commercio e Industria tunisino-tedesca. Abassi ha anche ricordato che la stessa direttrice generale del Fondo, Kristalina Georgieva, durante un incontro tenutosi martedì in Marocco ha detto che l’Fmi vorrebbe raggiungere un programma “equo” con la Tunisia. Georgieva il 16 giugno aveva affermato che l’Fmi lavora da tempo “a stretto contatto” con le autorità tunisine e aveva riferito di “progressi significativi” nelle discussioni tra le due parti, aggiungendo che la situazione in Tunisia non è così drammatica poiché il turismo è aumentato.

L’Europa sta quindi consolidando in tema di migrazioni una scelta politica che dal 2016 ha portato l’Unione europea a stringere accordi con la Turchia di Recep Tayyip Erdogan per chiudere la rotta balcanica attraverso la quale alcuni milioni di persone erano in marcia verso l’Europa, in particolare verso il Nord. Poi è toccato alla Libia occidentale con un accordo tra il governo di Tripoli e quello italiano (governo Gentiloni) per tentare di chiudere la rotta del Mediterraneo Centrale anche attraverso l’istituzione della Guardia Costiera libica, alla quale vengono forniti mezzi finanziari e motovedette per il controllo del Mediterraneo, anche per contrastare l’azione delle Ong che imperversano in quel tratto di mare.

Altri accordi ci sono da tempo anche tra Spagna e Marocco e in altre frontiere esterne europee, fino a una chiusura quasi totale dei confini che ha spostato i flussi migratori dove c’è ancora qualche possibilità di passaggio, ma a costo di una traversata molto più pericolosa.

A questo quadro si aggiungono dunque nuovi accordi con la Tunisia. Vedremo se avranno effetti migliori di quelli passati, duramente contestati da chi è favorevole alle migrazioni e all’accoglienza indiscriminata (Ong e associazioni religiose o orientate politicamente che si occupano, a pagamento, dell’assistenza dei migranti), favorendo così, indirettamente, l’attività dei trafficanti di esseri umani.

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