Ho più vpolte sottolineato in precedenti articoli dedicati a questo impoiortante tema, come le pensioni siano al centro delle discussioni e delle polemiche in molti Stati europei, visto che l’attuazione dei Pnrr nazionali vede come punti fondamentali la riforma del sistema là dove sia ritenuto necessario. Il problema è particolarmente dibattuto, da lungo tempo, sia in Francia che in Italia.
In Francia il governo di Macron ha stabilito il minimo di età pensionabile a 64 anni, e da tempo le piazze francesi sono in subbuglio contro l’iniziativa, ferocemente contestata dai cittadini.
In Italia da tempo si discute, Draghi si è guardato bene dal risolvere lo spinoso problema, meglio andare in gita a Kiev insieme a Macron e Scholz, e ha lasciato la palla avvelenata alla Meloni.Che, dal canto suo, sta cercando di andare avanti con alcune modifiche, ma senza molto successo, anche perché la sua maggioranza sembra divisa e le opposizioni e Cgil. come loro solito, cercano di abbattere un governo di centrodestra puntando sulle proteste contro le pensioni, come fecero a suo tempo con il governo Berlusconi (“Il biscione ti manbgia la pensione” lo slogan coniato allora).
Anche oggi il confronto tra sindacati e governo ha subito un ulteriore rallentamento. Il secondo incontro, in programma per l’8 febbraio, è stato infatti rimandato dalla ministra del Lavoro, Marina Calderone, e rifissato a lunedì 13 febbraio.
Non è chiara la motivazione di questo stop temporaneo, anche perché nel comunicato che è stato inviato ai sindacati a meno di 24 ore dall’evento il ministero si limita a parlare di “impegni istituzionali sopraggiunti”, ma essendo “riservati” non ne sono stati forniti i dettagli. I sindacati attendevano una risposta su quante saranno le risorse da destinare alla riforma delle pensioni il cui primo step dovrebbe essere attuato già per il 2024.
La ministra dovrebbe fornire chiarimenti sul futuro di Opzione donna, ma ad oggi non si segnalano novità per la misura di flessibilità che secondo le ultime stime riguarderà una platea ristretta di 2.500 lavoratrici a causa della stretta apportata dalla legge di Bilancio 2023.
Le misure attualmente in vigore, come Quota 103, favoriscono chiaramente gli uomini in quanto storicamente questi hanno maggiori possibilità di raggiungere un elevato numero di contributi, e l’unica che era stata pensata per le donne è stata ampiamente rivisitata dalla manovra con una netta riduzione della platea dei beneficiari.sindacati attendono un documento che fissi le modifiche alla legge Fornero.
Vedremo se nell’incontro spostato al 13 febbraio verrà fuori qualche novità, ma le premesse non sono certo positive.