La presidente della Commissione europea anticipa la presentazione della strategia Ue per la salute globale, che dovrebbe arrivare il 16 novembre, costruita sulle lezioni apprese dalla pandemia, e in particolare sulle vaccinazioni estese. Una strategia dell’Unione europea per affrontare le sfide in materia di salute non solo del continente, ma del mondo intero. Dopo aver trascorso gli ultimi due anni di pandemia a rafforzare la risposta interna dell’Unione europea di fronte alle crisi sanitarie, oggi è il tempo di guardare oltre l’Ue. Dobbiamo “lavorare meglio insieme in partenariato e promuovere l’obiettivo comune della salute globale”, ha ammesso la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, confermando l’intenzione dell’esecutivo comunitario di presentare il “mese prossimo” la nuova strategia Ue per la salute globale.
La presidente tedesca rivendica, una dopo l’altra, le azioni dell’Ue in materia di salute da quando la pandemia Covid-19 ha travolto il continente all’inizio del 2020, dalla cooperazione tra Stati allo sviluppo dei vaccini per contrastare il virus per la prima grande campagna di vaccinazione da quando l’Ue esiste, fino all’esportazione delle dosi nei Paesi terzi dove la capacità produttiva arranca. Sono in tutto sei – le enumera von der Leyen – le lezioni che Bruxelles dice di aver appreso dalla pandemia da coronavirus e su cui intende costruire la nuova strategia globale che sarà presentata il mese prossimo (secondo l’ultimo ordine del giorno della Commissione, la strategia è prevista il 16 novembre).
Von der Leyen ha ricordato come il virus COVID-19 abbia trovato oltre due anni fa un’Europa completamente impreparata di fronte a una crisi sanitaria, in parte a causa della mancanza di competenze dell’Ue in materia. “All’inizio le cose sono diventate davvero difficili”, ha ammesso, ricordando il periodo di “nazionalismo vaccinale”, in cui ogni Stato pensava a sé nella battaglia al virus, chiudendo le frontiere, cercando di accaparrarsi più dispositivi sanitari possibile. Poi, dalla crisi è arrivata la riflessione sulla necessità di un’Europa più presente in materia di salute, dove le competenze sono tutte, o quasi, nelle mani degli Stati membri: Bruxelles si mette a capo dei negoziati per l’acquisto dei vaccini (da cui oggi arriva l’idea di acquisti congiunti di gas) per abbassare i costi ed evitare concorrenza tra gli stessi Paesi Ue, i confini piano piano riaprono e il mercato unico tiene di fronte alla crisi.
Da qui, l’avvio della costruzione dell’Unione della Salute, rafforzando gli strumenti presenti e presentandone di nuovi. A settembre 2021 la nascita della nuova HERA, l’Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA) per anticipare le minacce e le potenziali crisi sanitarie. E poi, l’esportazione – se pure con ritardo – delle dosi di vaccino ai Paesi che non possono produrseli in loco. “L’Europa ha inviato più di 2,5 miliardi di dosi di vaccino contro il COVID-19 in 168 paesi”, ha rivendicato von der Leyen.
Di recente, insieme agli Stati Uniti di Biden, altro Paese che ha promosso le vaccinazioni a tappeto in tutto il mondo, Bruxelles ha lanciato un Fondo per la preparazione e la risposta alle pandemie, impegnando ciascuna 450 milioni di dollari. “E questo è solo l’inizio. Con finanziamenti rafforzati, rafforziamo ancora la sorveglianza delle minacce sanitarie transfrontaliere, rafforziamo i sistemi sanitari e sosteniamo la formazione e l’istruzione”, ha spiegato.