ROMA – Dopo essere stato opportunamente nell’ombra a fare il nonno, visti i magri risultati della sua gestione, torna a chiacchierare Mario Draghi e scende in campo a favore di Zelensky, memore dell’ esaltato (dai mass media allineati) viaggio in treno verso Kiev, caratterizzato da brindisi con vodka insieme a Macron e Scholz.
“La brutale invasione russa dell’Ucraina non era un atto di follia imprevedibile ma un passo premeditato di Vladimir Putin e un colpo intenzionale per l’Ue. I valori esistenziali dell’Unione europea sono la pace, la libertà e il rispetto della sovranità democratica, ed è per questo che non c’è alternativa per gli Stati Uniti, l’Europa e i loro alleati se non garantire che l’Ucraina vinca questa guerra”. Lo ha detto l’ex premier Mario Draghi, parlando al Mit di Boston. Per Draghi, accettare una vittoria russa “infliggerebbe un colpo fatale all’Ue”.
Un’esternazione simile a quella famosa contro chi si non si voleva vaccinare in tempi di pandemia, quando l’allora premier, improvvisandosi esperto virologo, affermò che “l’appello a non vaccinarsi è un appello a morire, sostanzialmente. Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire: non ti vaccini, ti ammali, contagi, qualcuno muore”. Affermazione ampiamente smentita dai fatti. Oppure l’altra frase famosa rivolta agli italiani: “volete la pace o il condizionatore?”. Espressioni inqualificabili, velocemente dimenticate dagli sperticati elogiatori di Draghi, le sinistre, la finanza internazionale, le grandi multinazionali.