BRUXELLES – La bellicosa Nato, guidata dal segretario Stoltenderg e dal presidente usa Biden, accelera sui piani militari per continuare e potenziare gli strumenti necessari per completare la guerra sostanzialmente dichiarata contro la Russia.
La Nato infatti sta mettendo a punto – dopo mesi di lavoro – il grande piano difensivo (?) in risposta alla nuova realtà geopolitica, mutata profondamente dopo il 24 febbraio 2022. La Russia è tornata infatti ad essere “la principale minaccia” per l’alleanza, così come deciso al summit di Madrid, e la Cina desta sempre più preoccupazione, visti i toni bellicosi di Xi Jinping, specie per quanto riguarda Taiwan. Seguendo così i voleri del presidente Usa, Joe Biden, che mira a distruggere, tramite Zelensky e la Ue, la Russia e la Cina.
Al quartier generale di Bruxelles sono netti: si tratta della “più grande riconfigurazione a partire dalla Guerra Fredda” e le implicazioni “sono profonde”. Eppure non tutti gli alleati sono pienamente soddisfatti. Il fianco est guarda con apprensione a cosa sta accadendo in Ucraina e chiede ai partner di “fare di più”.
Dal 2014 in poi, l’anno dell’annessione della Crimea e dell’inizio del conflitto nel Donbas, Bruxelles ha sterzato, tornando a guardare il fianco est con preoccupazione. Il modello base – il Nato Response Force, una forza multinazionale altamente pronta e tecnologicamente avanzata, composta da componenti terrestri, aeree, marittime e unità per le operazioni speciali, che l’alleanza può schierare velocemente – è stato rafforzato, creando la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), la punta di lancia della Nato (è la crema della Nato, che si sta esercitando nel poligono sardo di Capo Teulada). L’alleanza ha rafforzato poi la sua presenza nella parte orientale con ormai otto gruppi tattici multinazionali dislocati in Bulgaria, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia (per un totale di 40mila soldati).
Nell’ultimo summit di Madrid i leader hanno però deciso di abbandonare la strategia pre 24 febbraio – essenzialmente di abbandonare l’est a se stesso e fermare l’invasore russo prima dell’ingresso nei ‘vecchi confini’ – e blindare ogni singolo centimetro di territorio alleato. E’ nato così il New Force Model o Nuovo Modulo Forze: 300 mila uomini divisi su tre livelli di prontezza (il primo ne prevede 100mila schierabili entro 10 giorni). Ma, come ammette un’alta fonte diplomatica alleata, sono numeri “indicativi”. La strategia prevede di portare i battaglioni nell’est al livello di brigata (5mila uomini) ma di non arrivare a strutture fisse, pesanti e costose – semmai preposizionare i mezzi, come difesa aerea, tank e caccia, e ruotare gli effettivi. Il senso è: gli uomini si muovono in fretta, l’equipaggiamento meno.
“I piani sono i piani, il Nuovo Modello Forze lo strumento per attuarli”, spiega un altro funzionario Nato. Nell’est, però, resta del nervosismo nonostante il consenso generale per “un lavoro ben fatto”, che prende in esame le sfide odierne. “Al momento se c’è un incidente alle frontiere non scatta il piano di difesa, se le truppe Wagner spuntano in un villaggio non scatta il piano di difesa”, si lamenta una fonte orientale. “Vorremmo qualcosa di più concreto”.